Quel derby stregato vinto quasi per beffaDopo
l'esordio bruciante la Roma era attesa da due trasferte consecutive. Nella prima
dovette subire una netta sconfitta dal Genoa. Andò meglio contro la Fiorentina,
che pareggiò solo su rigore, calciato da Valcareggi. Il 30 novembre 1941
i giallorossi affrontarono in casa il Milan, che vantava la "prima linea
delle meraviglie". Era un attacco composto da cinque centravanti: Bollano,
Meazza, Boffi, Cappello, Rosellini. La Roma mise subito al sicuro il risultato
nel primo tempo, con due gaI di Di Pasquale e Donati. Nella ripresa, rimasta
in dieci per un infortunio a Donati, la Roma si oppose a tutte le iniziative
d'attacco dei rossoneri, balzando nuovamente al primo posto in classifica con
un bottino di 9 punti. Alla fine della partita fu così netta la sensazione
che stavolta la squadra giallorossa faceva sul serio, che il presidente Bazzini,
di solito molto schivo, traversò il campo per abbracciare i suoi giocatori
e posò con loro davanti ai fotografi. A Bergamo, il 7 dicembre, la Roma
pareggiò 2-2, meritandosi gli elogi di un grande giornalista sportivo
dell'epoca, Emilio Colombo. «La Roma pratica un gioco - scrisse - che
da tempo non avevo il piacere di osservare. E' una squadra fusa, serrata, armonica,
capace di manovre ben congegnate e sconcertanti». La Roma e il Venezia
erano primi in classifica quando il calendario propose lo scontro diretto tra
le due squadre. C'era in ballo anche la rivincita della Coppa Italia, che il
Venezia aveva portato via alla Roma solo per un soffio. La partita tra le due
rivelazioni del campionato finì 0-0 e quel giorno Mazzola, che giocava
in coppia con Loik, venne giudicato come «il nuovo ragazzo prodigio del
calcio italiano». Seduto nella tribuna dello Stadio Nazionale c'era anche
il presidente del Torino Ferruccio Novo, che alla fine dell'anno acquistò
la coppia di mezzali del Venezia per la cifra, sbalorditiva a quei tempi, di
un milione! La leggenda vuole che si sia deciso ad acquistarli a costo di qualsiasi
sacrificio proprio assistendo a Roma - Venezia. Intanto la guerra sottraeva
alla Roma qualche preziosa pedina. Tratto da La Roma una Leggenda Editrice il Parnaso
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